Riflessi posturali

Mi capita spesso nel mio lavoro di osservare il modo in cui vengono utilizzate le mani. Le mani sono una fonte di informazioni incredibile, che ,specialmente nei bambini non verbali, viene utilizzata come strumento di comunicazione. Per di più molti studi hanno dimostrato che i processi neurali coinvolti nella lingua parlata e in quella dei segni sono identici sia nei tempi che nella localizzazione!

Nel neonato, per esempio, la mano si presenta chiusa, con il pollice dentro il pugno. Il movimento di presa comincia dal 4th mese con una presa che coinvolge il mignolo e il bordo della mano (presa a rastrello) ; intorno al 6/7 mese, il neonato comincia ad usare le altre dite (presa radiale) fino a progredire alla presa a pinza. Il riflesso innato di presa diventa, col passare dei mesi ,un gesto volontario ma non è l’unico movimento che contraddistingue lo sviluppo del bambino. I movimenti delle mani assecondano le posizioni del corpo.
Nei primi mesi di vita la risposta dipenderà dalla presenza dei riflessi primitivi. Col passare dei mesi, questi riflessi fanno spazio ai riflessi posturali. Questo processo è lento e può variare di caso in caso; la velocità con cui il bambino acquisisce il controllo su questi riflessi primitivi è risultata predittiva in alcuni studi neuroscientifici della possibilità che il bambino fosse nello spettro autistico ancor prima di manifestare le tipiche caratteristiche sociali. Ma cosa sono questi riflessi primitivi?

Per alcuni sono reazioni involontarie del sistema nervoso predeterminate geneticamente, che seguendo la teoria evoluzionistica servirebbero ai fini della sopravvivenza del bambino, come il riflesso di Moro, che il suo scopritore, per l’appunto Ernst Moro, paragonava ad un abbraccio involontario che il neonato esegue per non cadere dal grembo materno, in analogia al movimento che fanno i cuccioli degli oragotango. Alcuni di questi riflessi sono presenti solo in condizioni patologiche ( es. ATNR, STNR) altri sono presenti dopo la nascita e scompaiono in un certo periodo dello sviluppo (riflesso Galant riflesso di estenzione crociata) altri ancora appaiano più tardi e rimangono anche in età adulta (riflesso ottico facciale, riflesso acustico facciale ).
Quello che è sicuro è che i riflessi primitivi aiutano a determinare se il sistema nervoso sta maturando nel rispetto dell’età cronologica del bambino. Nel contesto di un approccio funzionale , quello che vengono osservate sono “le sfumature “. Non c’è un limite netto tra fisiologico e patologico, quindi spesso quello che per un pediatra o un neurologo è fisiologico costituisce nella neurologia funzionale un pezzo di un puzzle importante per valutare e poi indicare un modo di integrazione delle varie parti del sistema nervoso. Nel caso del riflesso di Moro, una sua “sfumatura” può persistere nei bambini e adulti e far vivere in uno stato di ansia e paura nello stesso modo in cui dopo aver visto un film del genere horror, trovandoci in una stanza con poca luce ci spaventiamo per un rumore che normalmente ci è indifferente!
Queste “sfumature “ specialmente se presenti in persone nello spettro autistico rallentano il normale flusso di informazioni inpedendo che avvenga una integrazione sensoriale corretta, come se qualsiasi stimolo fosse percepito come una minaccia anche senza aver visto poco prima un film suggestivo!
Quando molti anni fa mi avvicinai a questo metodo di valutazione sembravano dettagli anche a me, ma ben presto sono stati i risultati a farmi cambiare idea! Alla base ci sono le teorie sulla plasticità neuronale, per farla breve, mentre fino a qualche decennio fa si pensava che dopo i 18 anni il numero dei neuroni cominciasse a diminuire, nuovi studi, aiutati dalle moderne tecnologie, hanno invece dimostrato che anche da adulti e anziani si possono formare nuove connessioni !
Ancor prima di queste scoperte, negli anni 40 del secolo scorso lo psicologo Hebb,aveva intuito il modo in cui network di nervi cominciavano ad attivarsi insieme. Un esempio di come avviene questo condizionamento può essere quello che accade quando battiamo le mani davanti ad un bambino di 3 mesi.
Il riflesso che attiveremo è quello di allarme acustico , il bambino chiuderà gli occhi, se dopo questo episodio provate ad avvicinare velocemente le mani senza però batterle è probabile che il risultato sarà quello di riattivare il riflesso di chiusura delle palpebre anche in assenza dello stimolo acustico. Come viene spesso ricordato in inglese “what fires togheter wires togheter”! Tornando alle nostre mani, è importante notare che la loro funzione è coordinata al movimento del resto del corpo. Occhi, bocca respirazione e piedi devono essere coordinati tra loro e nel rispetto dello schema motorio che si sta adoperando in quel momento. Oltre che di primaria importanza per esempio per il compimento di un gesto atletico, questo scambio di informazioni è importante per le altre funzioni sociali
che spesso sono coinvolte nello spettro autistico.
Esercizi , anche semplici ma selezionati in base alle parti meno integrate del cervello, all inizio vanno “contro corrente”. Immaginate di dover scrivere con la vostra mano non dominante, dopo qualche prova vi renderete conto che non è facile ed è più dispendionso! Quello che succede al nostro cervello, è che cerca sempre il modo più economico di fare quella cosa. Attivare zone nuove del nostro cervello non è impossibile ma richiede costanza e impegno quotidiano. Per di più i bambini che ne hanno più bisogno possono stancarsi subito in quanto devono cercare nuove strategie di attivazione diverse dagli schemi a cui sono legati. A volte un semplice movimento della mano può pero attivare dei percorsi fino ad allora inesplorati ed è li che si cominciano a vedere i progressi.
La pianificazione motoria la fluidità e il ritmo sono gli aspetti raggiunti per ultimi, e sono proprio quegli aspetti che il DR. Asperger, da cui prende nome la sua sindrome,notò per primo, il tutto sempre nel rispetto della situazione iniziale in cui si trova in quel momento lo sviluppo del sistema nervoso.

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